Cinque libri sull’accessibilità perché di accessibilità non si parla mai abbastanza e ancor meno la si pratica, come succede con tutte le cose di cui non si sa, ancora, molto 😉
Cinque libri sull’accessibilità
Pur essensoci molte risorse digitali disponibili – che poi vi cito, state tranquilli! – un libro è sempre il momento in cui si fa ordine e si crea una visione di più ampio respiro su di una tema più o meno complesso e quindi si crea una risorsa adatta non solo a comunicare, ma anche ad educare.
1. Kalbag, L. (2017). Accessibility for eveyone. A Book Apart.
La pubblicazione più recente, tra quelle selezionate, acquistabile sul sito di A Book Apart dove si può scaricare un capitolo di assaggio iscrivendosi alla newsletter. Una presentazione sintetica dei contenuti è disponibile anche sotto forma di articolo Planning for accessibility su A List Apart pubblicato verso la fine del 2017.
Il libro copre idealmente tutto il processo, dunque, non solo gli aspetti tecnico pratici, a cui in genre si fa riferimento per rendere compliant un sito o una applicazione, ma soprattutto l’approccio progettuale e culturale che va utilizzato fin dall’inizio. L’accessibilità, infatti, è anche codice, front-end, interfaccia, semantica e norme WAI, ma è prima di tutto una responsabilità di ogni attore e decisore coinvolto all’interno del processo.
Infine, la K. “insisite” sulla necessità di pianificare, valutare e testare un sito/app concretamente con gliutenti, le loro necessità e le loro risposte, non solo confrontandosi con la rispondenza tecnica ai principi e alle linee guida, fondamentali, ma non sufficienti.
2. Coady, G. (2013). A pocket guide to Colours Accessibility. Penarth: Five Simple Steps
Geri Coady (@hellogeri) è l’autrice di due libri dedicati all’accessibilità: Color accessibility workflow, pubblicato nel 2017 con A Book Apart e, appunto, A pocket guide to Colours Accessibility. Del primo libro – deep nerdery come definito nella presentazione – potete trovare un estratto del terzo capitolo sulla versione italiana di ALA, mentre il secondo si può acquistare su Future Simple Steps, la piattaforma che raccoglie tutti i libri usciti di Five Simple Steps dopo la sua chiusura.
Un po’ di nicchia quello del colore, che riguarda anche una parte esigua della popolazione mondiale (si stima intornoal 12%), tuttavia con poco (sforzo) si può fare veramente molto per rendere il mondo un posto migliore per i daltonici.
[Leggi la recensione su Amnesia]
3. Horton, S. & Quesenbery, W. (2014). A Web for Everyone. Designing Accessible User Experiences. New York: Rosenfeld Media
Il libro è introdotto dalla premessa di Aaron Gustafson – quello di Adaptive Web Design tanto per capirci – e pur non essendo recentissimo, rappresenta un punto di riferimento nella cultura e nel dibattito sull’accessibilità. Il rischio, infatti è di pensare che sia solo una prassi – anche un po’ meccanica e noiosa – anziché un approccio e una visione del mondo!
L’accento, già dal titolo è posto, a tutto tondo, su un design che sia inclusivo in senso ampio, non solo focalizzato sulle disabilità specifiche, riecheggiando la cultura dello universal design. Accessibile quindi, non è tanto il sito, l’applicativo o il software, ma l’esperienza che ne fanno le persone: la visione al problema è olistica, piuttosto che meccanicistica.
Accessibility Handbook: Making 508 Compliant Websites. O’Reilly Media , K. (2012)
Al contrario, libro molto tecnico specificamente dedicato ad allineare i siti alle prescrizione della sezione 508 del Federal Rehabilitation Act che fornisce i criteri tecnici e gli standard minimi che vanno adottati per i siti del governo federale e fornitori terzi che forniscano siti o software. La cosa americana più simile alla Legge Stanca del 2004 1 ed alle prescrizioni per i siti di pubblica amministrazione.
5. Boscarol. M. (2003). Ecologia dei siti web. Come e perché usabilità, accessibilità e fogli di stile stanno cambiando il modo di realizzare i siti internet. Milano: HOPS Libri
Ovviamente stiamo parlando della preistoria, spero Maurizio Boscarol (@dottorboscarol) non me ne vorrà! 😉 Il libro ha, ancora adesso, il pregio di inquadrare il problema e le singole prassi in maniera concettuale, prima e tecnica, poi.
Dagli anni a cavallo tra il 2003 e il 2004 quando l’accessilità divenne la nuova buzzword – dopo usabilità e prima di user experience, tanto per capirci – al successivo flop, l’usabilità sta ora tornando ad affacciarsi nella vita di progettisti e designer, forse, in maniera più consapevole e motivata: non spinti dalla necessità di allinearsi alle normative, ma dal desiderio di rendere veramente l’esperienza digitale migliore ed inclusiva. Visto anche quanta parte della “realtà” si è divorata. Il libro ha il pregio di ragionare sulle questioni aperte e affrontarle dal punto di vista della cultura di progetto, oltre che della, necessaria, risposta tecnica.
E tre risorse digitali
Nel mondo rapido del digitale i libri sono il punto di riferimento culturale, concettuale e di inquadramento del problema, ma nessun libro è in grado di reggere alla velocità della tecnologia. Le risorse online sono pressoché infinite, la mia selezione e consiglio è di guardare direttamente le fonti ufficiali ed le loro declinazioni nei contesti e normative nazionali.
1. W3C: Web Accessibility Initiative (WAI)
2.Web Content Accessibility Guidelines (WCAG) 2.1 in italiano
3. Linee guida per l’accessibilità della PA
Sviluppate all’interno del lavoro del gruppo di Designer Italia e dell’Agenda Digitale che hanno contribuito a creare cultura, kit, linee guida e strumenti per la comunicazione della pubblica amministrazione italiana e la sua interazione con i cittadini.
- vi rimando alla Gazzetta Ufficiale perché sul sito del Governo Italiano, Presidenza del Consiglio dei Ministri dà un magnifico errore 404! 😀 ↩
Domenico Polimeno mi suggerisce via LinkedIn: “Mismatch: How Inclusion Shapes Design (Simplicity: Design, Technology, Business, Life)” di Kat Holmes
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Se volete regalarmelo… O:-)