Il XII Summit Italiano di Architettura dell’Informazione di Genova 2018

E così siamo arrivati al XII Summit Italiano di Architettura dell’Informazione – per quest’anno a Genova – con due ospiti internazionali che hanno fatto la storia della disciplina: Peter Morville e Jesse James Garrett.


So di fare torto a tutti gli speaker italiani (non me ne vogliano 😉 ), ma la scelta di aprire e chiudere con due keynote speech internazionali e di questo livello mi è sembrata molto interessante. Anche perché entrambi, sia Morville (@morville) sia Garrett (@jjg), si sono focalizzati sulla dimensione etica del progetto, anche se vista da prospettive diverse.

Tomorrow’s Architects, Peter Morville

Ho trovato l’intervento di Morville al comtempo accademico e intimo. Ricco di spunti e di citazioni, la sua narrazione ha toccato esperienze molto vicine al suo vissuto: l’ammissione di una sorta di crisi in concomitanza con le elezioni americane del 2016. Un periodo di forti tensioni, una babele che ha generato sia livello nazionale, sia a livello privato fraintendimenti, rabbia, discussioni e disorientamento, al punto da decidere di portare a passeggio i cani del canile locale come volontario. Un distacco emotivo anche dalla rete e un recupero di un ritmo diverso, anche nella proprio vita, forse non facile da ammettere.

XII Summit italiano di architettura dell'informazione 2018, Genova: Jesse J Garrett
XII Summit italiano di architettura dell’informazione 2018, Genova: Peter Morville

I quattro principi e le sei pratiche illustrate come approccio al design, nascono, infatti, da una ricerca profonda di senso e scopo, di obiettivi e di un modo di raggiungerli attento non solo alla meta, ma anche al percorso, così come proposto nel suo ultimo libro: Planning for everything ed illustrato con la metafora dello star finder.

I quattro principi della progettazione (stars)

  1. più sociale, coinvolgendo presto e spesso le persone
  2. più tangibile che esca dalla mente dei progettisti e trovi una suo spazio nel mondo per essere vista e condivisa
  3. più agile per cogliere il cambiamento e in contrapposizione al concetto – negativo – di disruption
  4. più riflessiva, specialmente rispetto agli obiettivi e ai valori ad essi sottesi

Le sei pratiche (finders)

  1. Framing. Inquadrare il contesto in cui inserire gli obiettivi deve riguardare soprattutto gli aspetti invisibili come le necessità, i desideri, i valori, le emozioni e le paure delle persone.
  2. Imagining. L’immaginare – inteso come capacità di prefigurare o di rendere visibili sia le soluzioni sia i bisogni emotivi – deve trovare una sua dimensione comunicativa e di condivisione attraverso schizzi, prototipi, modellli che permettano di esplorare più opzioni e che mostrino a glimps of the dream.
  3. Narrowing. Il momento riflessivo, di valutazione e di filtraggio.
  4. Deciding. Prendendo esempio da Bezos, un modo per capire cosa può funzionare e come valutarne l’impatto, è provare a scrivere una cartella stampa che spieghi il prodottto/progetto ai clienti, in una sorta di percorso a ritroso.
  5. Executing. Non è solo il momento di fare le cose, ma soprattutto quello di procedere con decisioni ponderate, che prendano in considerazioni differenti comportamenti e modi di pensare, avendo il coraggio comprendere e di cambiare.
  6. Reflecting. Uno sguardo retrospettivo per cambiare il modo di procedere e progredire.

In questo processo dinamico – che si pone come alternativa a cambiamenti rapidi e distruttivi che stiamo vivendo – la vera domanda, quindi, è sulle conseguenze delle nostre scelte, e sul nostro ruolo di progettisti. Un cambiamento culturare della disciplina della IA – che cresce, che evolve e perciò è viva – e individuale come designer, che si interroga sull’etica, sulle conseguenze e sulle responsabilità verso il futuro, per cui l’invito è a essere il cambiamento che si vuole vedere nel mondo!

There is the same connection between the means and the end as between the seeds and the tree.

—Gandhi

Designing the Designer, Jesse Lames Garrett

Interessante che, anche l’intervento di JJG, come quello di Morville, sia focalizzato sulla responsabilità dei designer, piuttosto che sul design stesso. Il mantra, infatti, è quello di progettare stuff that’s good for people, not good stuff. Il concetto su cui basare questa prospettiva è quello di adiacent possible che Garrett spiega tramite la metafora degli scacchi e delle possibilità di mossa rispetto a una data configurazione. In questo contesto il (buon) giocatore non solo vede la mossa attuale, all’interno delle possibilità limitate di movimento, ma anche il gioco futuro.

XII Summit italiano di architettura dell'informazione 2018, Genova: Jesse J Garrett
XII Summit italiano di architettura dell’informazione 2018, Genova: Jesse J Garrett

Le parole chiave del desing/er

L’intervento, molto denso di suggestioni e questioni aperte potrebbe essere condensato in una serie di parole chiave, tutte molto pregnanti:

  • open eyes/open mind/open heart
  • holistic way
  • connected and engaged
  • flexible & adaptable
  • bending vs. breaking
  • (talk about) failure
  • awesome weirdos
  • embodied technology
  • self-aware
  • instinctive
  • spirit of play
  • meaning & purpose
  • beeing in love with people/the world
  • cultivate yourself/your humanity

Anche la riflessione proposta da Garrett insiste sul ruolo del designer, sul suo approccio al mondo ed alle persone per cui sta progettando. Come se lo user-centered design, nel passaggio a human-centered acquistasse ulteriore consapevolezza e profondità dell’impatto che ha nel nostro vissuto quotidiano e nell’orientare e disegnare quello futuro.

[To be continued]


Per chi se lo fosse perso:

  • XII Summit Italiano di Architettura dell’Informazione: prima parte
  • XII Summit Italiano di Architettura dell’Informazione: seconda parte
  • XII Summit Italiano di Architettura dell’Informazione: terza parte
  • XII Summit Italiano di Architettura dell’Informazione: quarta parte

Bibliografia minima:

Per approfondire:

Altri post sull’IA:


PS Baccalà mantecato alla ligure al ristornate dei Tre Re: ve lo consiglio! 😉

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