Lo stile del Web. Parole e immagini nella comunicazione di rete è il libro con cui mi piace ricordare Franco Carlini a dieci anni oggi dalla sua scomparsa.
Quando ho iniziato a leggere Lo stile del web non avevo la più pallida idea di chi fosse Franco Carlini e di cosa avesse già scritto1. Mi ci sono imbattuta per caso – durante le ricerche della mia tesi di dottorato sulla registica multimodale e il design dei new media – mentre tentavo di trovare voci critiche e sguardi acuti sul fenomeno internet e sul delirio trionfalistico con cui, in Italia, si stava accogliendo la nascita del web. Anzi, l’Internet come lo chiama l’autore in omaggio alla vulgata anglosassone.
PAROLE E IMMAGINI
Per chi non si è trovato a sviluppare in HTML 1, o giù di lì, pagine che avessero una minima struttura e qualità grafica, può risultare difficile comprendere il dibattito di allora, soprattutto il rapporto tra testo e immagini. Tra testi che erano testi, tra immagini che erano immagini – ça va sans dire – e tra immagini che erano testi o testi che erano immagini, a seconda del punto di vista.
I web designer cercavano di piegare gli strumenti a disposizione alla cultura visiva editoriale tradizionale, barcamenandosi tra tag <font> – poi deprecato dal W3C e oggi totalmente sostituito dai CSS 3 – e misure relative ±1, 2 o 3. Inoltre, i caratteri browser-safe disponibili cioè su piattaforma Mac/Pc e visualizzabili da Netscape e Internet Explorer – Opera, Safari e Chrome erano di là da venire2– erano essenzialmente 5.
Due famiglie di graziati – Times/Times New Roman e Georgia3 – 2 di bastoni – Arial e Verdana – e il monospaziato (New) Courier.
Per garantire la coerenza con i brand delle aziende e la loro corporate image, dare qualità estetica all’interfaccia e gerarchia ai titoli tramite i pesi tipografici, l’alternativa era sostituire i testi o i titoli (il tag semantico <Hn>) con delle immagini del testo.
SEMANTICA E ANARCHIA
Insieme alla tecnica del trasparent dot inventata da David Siegel (per cui ha fatto pubblica ammenda 😉 con grandissima onestà intellettuale) – la sostituzione di testi con immagini – ricercabili e iper-operabili sul web – stravolgeva la struttura semantica del markup. Le soluzioni adottate in quel periodo contraddicevano in toto la logica originaria di internet e dell’HTML in favore della dimensione visiva e presentazionale dei siti. Fino ad arrivare al paradosso di utilizzare espedienti e workaround basati su Flash edil suo plugin pur di ottenere l’effetto tipo-grafico desiderato.
Some people say I’ve ruined the Web, and to them it’s true.
Web pages can’t be seen as easily by search engines and those with low-end machines have a hard time getting much out of my site. On my personal site, I don’t even put ALT tags just to send a message to those surfing without images. My life is visual. I love museums. How would you like to visit the Louvre with images turned off?
—David Sigel, 19974
Dall’altro lato, il mondo della carta e dell’editoria, con la loro secolare e raffinata cultura, rigettavano questo campo di sperimentazione e questa frontiera del design ritenendola marginale e non all’altezza di un discorso tipografico.
Il testo, per di più, nel digitale si fa iper diventa cioè uno degli elementi fondamentali della struttura logica e dell’interazione dinamica, reticolare, non più lineare della lettura e della scrittura.
LO STATUTO COMUNICATIVO DELL’IMMAGINE
Carlini, parte dalla parola per affrontare il problema dell’erosione del testo causata dalla prevalenza dell’immagine a partire dalla diffusione dei media di massa come cinema e televisione. Al posto della tradizionale contrapposizione tra razionale ed emotivo, tra decodifica e immediatezza, propone una sorta di ricomposizione che sembra, paradossalmente, attuarsi nel farsi immagine del testo digitale.
Portando come esempio il sito dello stilista ed il suo pay-off “Not al communication is verbal” Carlini commenta:
Questa scritta compariva sulle pagine Wed dello stilista Armani, realizzando una curiosa e forse voluta contraddizione nei fatti: si afferma l’importanza della comunicazione non verbale, ma per farlo, si usano appunto le parole. Le quali parole, a loro volta, sono state calate in un testo scritto, che ella pagina appare come un’immagine. Se si vuole, anche questo è uno dei segni che indicano la possibile convergenza tra simbolico e percettivo, rompendo i confini che finora hanno incapsulato ognuno dei due nel suo ambito.
—Franco Carlini
LA CONVERGENZA DEL DIGITALE
Carlini auspica, o intuisce, una possibile convergenza tra i due statuti comunicativi. Il testo che si fa immagine dispiega un’emozione divenendo un evento che non comunica solo per il significato a cui rimanda, ma anche per la forma che assume: una nuova sintassi e una nuova retorica della parola-immagine che presuppone uno scrittore-visivo.
Il problema è questo: da un lato cìè il mondo della rappresentazione grafica, i cui oggetti hanno degli attributi percettivi (forma, colore, contenuto pittorico, eccetera), ma non funzionali, e dall’altro c’è il mondo del software, dove gli oggetti non hanno attributi percettivi, ma soltanto funzionali.Le interfacce devono mettere in collegamento i due tipi di attributi e il prodotto di questa operaizone è un oggetto di interfaccia, costituito dalla fusione di proprietà visive e di proprietà funzionali:una mappatura o corrispondenza tra i due mondi.
—Franco Carlini
Molte delle riflessioni di allora sembrano ormai quasi ingenue, superate come sono dalla dirompenza e dalla pervasività della rivoluzione tecnologica. Ciò nonostante la mancanza di una prospettiva lucida e profonda sulla complessità del mondo digitale, come quella proposta da Carlini, si è fatta ancora più profonda e urgente.
PS. Franco Carlini è morto 10 anni fa oggi: il 10 agosto 2007.
Bibliografia minima:
- Carlini, F. (2004). Parole di carta e di web. Ecologia della comunicazione. Torino: Einaudi
- Carlini, F. (2002). Divergenze digitali. Conflitti, soggetti e tecnologie della Terza Internet. Roma: Manifestolibri
- Carlini, F. (1996). Internet, Pinocchio e il gendarme. Le prospettive della democrazia in rete. Roma: Manifestolibri
- Carlini, F. (1999). Lo stile del Web. Parole e immagini nella comunicazione di rete. Torino: Einaudi
- Carlini, F. (1993). Tornano i Dna-sauri. I segreti di Jurassic park. Roma: Manifestolibri
Per approfondire:
- Franco Carlini su Wikipedia
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- si veda l’elenco reperibile su Amazon delle pubblicazioni di Franco Carlini dalla 1 alla 8 ↩
- per una storia dei browser si può guardare su wikipedia o fare riferimento agli articoli sui browser pubblicati sul Web Standard Project di Jeffrey Zeldman ↩
- Georgia e Verdana erano state appositamente progettate da Matthew Carter tra il 1994 e il 1996 per una leggibilità ottimale su monitor ↩
- per approfondimenti sul dibattito si veda il capito: Spazi a geometria variabile in Large, small, medium ↩
Saggio
Einaudi
1999
A stampa
9788806145736