Per la serie, c’era una volta e adesso non c’è più: anche l’iPod ci ha lasciati nel 2017, ma non senza averci offerto una riflessione sui paradigmi del design delle interfacce grazie anche al testo di John Maeda Le leggi della semplicità.
iPod: un nuovo paradigma di interazione
Credo che di più frustrante della rotella dell’iPod, all’inizio, ci sia stata solo la prima versione della tastiera virtuale dell’iPhone.
Per chi è cresciuto, come me, nell’era del Walkman e con il mito imprenditoriale di Akio Morita1, il cambiamento introdotto dall’interfaccia Apple è stato uno shock e un salto quantico in un nuovo modello di interazione. Tutto sommato, nemmeno troppo piacevole, se paragonato con la intuitiva semplicità dell’interfaccia grafica e della metafora del desktop popolata dalle icone di Susan Kare dei Mac.
Parafrasando Twain, la notizia della morte dell’iPod è grossolanamente esagerata. L’annuncio fatto a luglio del 2017 sulla fine della produzione, infatti, riguarda i modelli Shuffle e Nano, non la versione Touch. Tuttavia, questa decisione conclude l’era inaugurata nel 2001 dal primo lettore musicale della Apple2. Il device ha cambiato radicalmente, non tanto il modo di acoltare la musica, quanto il modo di distribuirla grazie all’ecosistema di iTunes, lanciato 9 mesi prima.
L’iPod e le leggi della semplicità di Maeda
John Maeda, nel testo teorico Le leggi della semplicità, usa proprio l’interfaccia del primo iPod come esemplificazione dei concetti che enuncia. In particolare, il classic, reifica la seconda legge: organizza secondo cui “un sistema composto da molti elementi appare costituito da pochi” se organizzato. Nel paragrafo La Gestalt dell’iPhone3 Maeda si focalizza sulla capacità di individuare e creare modelli a livello mentale, ovvero il processo alla base della percezione secondo la Gestalt Pshycologie. E lo fa comparando l’evoluzione della configurazione fisica dei comandi.
Nella prima versione, l’interazione è totalmente risolta nella ghiera circolare i cui quadranti corrispondono ai quattro comandi principali.
Successivamente, nella terza, questi vengono spostati orizzontalmente sopra alla rotella diventando altrettanti tasti rotondi, cosa che, secondo l’autore, rende l’interfaccia brutta e più complicata da usare.
Infine, nella quarta, si vede un ritorno alla semplificazione, ancora più estrema, delle prima. L’integrazione tra la ghiera – il movimento circolare – ed i pulsanti, in un unico sistema rende tutto più intuitivo.
L’estetica e l’efficacia della sfocatura
Quest’ultima rappresenta la fusione di tutti i singoli elementi in un unico corpo, come se la visione risultasse sfocata per l’uso di una lente. L’estetica della sfocatura è comune nella storia dell’arte, a partire dai dipinti impressionisti di Monet […] In maniera simile, la terza versione di controlli dell’iPod risulta piacevole perché sfoca tutti questi producendo un’unica immagine di semplicità. […]
L’efficacia dei gruppi sfocati sta nel loro poter apparire ancora più semplici, al costo però di una maggior astrazione e di una minore concretezza.
—John Maeda
La componente estetica dell’interfaccia, la strategia della sfocatura paragonabile all’arte contemporanea – in particolare quella astratta – e la composizione gestaltica sembrano, dunque, alla base della bontà del sistema d’interazione. Sarà strizzando gli occhi – come per guardare le minuscole pennellate degli Impressionisti – che, vedendo oltre i dettagli, saremo in grado di trovare un equilibrio tra il tutto e il particolare.
→ Vedi la scheda del libro: Le leggi della semplicità, John Maeda
Bibliografia minima:
- Maeda, J. (2006). The Laws of Simplicity (Simplicity: Design, Technology, Business, Life). Cambridge, MA: MIT Press (Tr. ita.: Le leggi della semplicità. Milano: Bruno Mondadori)