Il volume Angelica e Bradamante. Le donne del design, raccoglie e valorizza gli interventi del convegno tenutosi in Triennale nel 2016. Il saggio Immagini sbiadite. Donne, comunicazione, tecnologie chiude, per me, un primo ciclo della ricerca Donne del Digital Design.
Il riconoscimento del loro contributo è sempre più al centro del dibattito sulle donne del design. Protagoniste spesso dimenticata, messe in secondo piano o, semplicemente, non ancora raccontate nella cornice storica della disciplina del design.
FOTO-RICORDO
Scandagliare gli album fotografici che raccontano l’epopea che va dalla nascita del design alla contemporaneità fa emergere la distanza tra la storia vissuta e quella raccontata.
Le donne del design sono presenti nelle scuole, come si può vedere nelle immagini del Bauhaus sia tra i docenti che tra gli studenti, ma poi, scompaiono nello storytelling della vita, dell’esperienza e dell’eredità della scuola.
Il pensiero stesso di Gropius è implicitamente pregiudiziale quando parla di “the beautiful and the strong sex” assegnando, di fatto, ruoli precisi e differenti a uomini e donne. Ruoli che vengono ribaditi anche all’interno degli insegnamenti e dei corsi. Le donne vengono infatti indirizzate prevalentemente verso le attività decorative e tessili, raramente alla composizione tridimensionale dello spazio – l’architettura – per cui non sono portate.
Jonathan Glancey sottolinea, nella presentazione del testo di Ulrike Müller [1] sulle donne del Bauhaus:
And yet the photographs of those seemingly liberated women tell, at best, a half truth. Yes, the world’s most famous modern art school accepted women. But few became well known. While the men of the Bauhaus […] are celebrated, names like Gunta Stölzl (a weaver), Benita Otte (another weaver), Marguerite Friedlaender-Wildenhain (ceramicist), Ilse Fehling (sculptor and set designer) or Alma Siedhoff-Buscher (toy maker) mean precious little. If these bright young things came to the Bauhaus as equals, why are the women so obscure?
—Glancey, 2009
LA RIVOLUZIONE TRADITA
Anche nel mondo digitale, seppure presenti nelle foto, le donne difficilmente rientrano nella storiografia istituzionale.
Solo recentemente personalità come Margaret Hamilton [2] sono tornate alla ribalta, dopo essere state a lungo dimenticate od omesse nella narrazione ufficiale.
Una sorte analoga sembre toccare alle protagoniste dell’epopea del Macintosh, dove solo Joanna Hoffman assurge all’onore della copertina di Revolution in The Valley: The Insanely Great Story of How the Mac Was Made il libro scritto da Andy Hertzfeld [3] sul team di sviluppo della Apple. Sebbene le donne all’interno del gruppo siano molte di più – oltre a Susan Kare l’unica probabilmente nota al di fuori di quell’esperienza – e compaiano in molte delle immagini ancora visibili in Folklore.org dove la storia è raccontata dagli stessi protagonisti, il loro contributo ha difficilmente raggiunto il (grande) pubblico.
Megan Smith, CTO of United States, in un’intervista con Charlie Rose fa notare, a proposito del biopic su Jobs:
There are these incredible photographs from the launch of the Macintosh in the 80’s, and the Rolling Stone pictures that were published. The historic record shows this group of 10 people in a pyramid — actually 11, seven men and four women. Every photograph you see with the Mac team has Joanna Hoffman, who was the product manager, a great teammate of Steve Jobs, and Susan Kare who did all the graphics and user interface on the artist side. None of them made it into the Jobs movie. They’re not even cast. And every man in the photographs is in the movie with a speaking role. It’s debilitating to our young women to have their history almost erased.
—Gruber, 2015
Bibliografia minima:
- Muller, U. (2015). Bauhaus Women: Art, Handicraft, Design. Flammarion
- Weinstock, M. (2016, 17 agosto). Scene at MIT: Margaret Hamilton’s Apollo code. MIT News
- Hertzfeld, A. (2004). Revolution in The Valley: The Insanely Great Story of How the Mac Was Made. San Francisco: O’Reilly
Leggi/cita l’articolo:
Bollini, L. (2017). Fotografie sbiadite. Donne, comunicazione, tecnologie (pp. 225-233). In R. Riccini (a cura di) Angelica e Bradamante. Le donne del design. Padova: Il Poligrafo
[ISBN: 978-88-7115-986-7]
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Le donne del design a Book City Milano 2017
Il libro Angelica e Bradamante. Le donne del design verrà presentato il 19 novembre alle ore 10 all’interno del calendario di BookCity Milano 2017. Giovanna Cassese ne discuterà con Raimonda Riccini, curatrice del volume, Anty Pansera e Valeria Bucchetti presso il Laboratorio Formentini per l’editoria in Via Marco Formentini 10 a Milano.
Vi aspetto! 😉