Dio è morto, Flash è morto e anche io non mi sento molto bene

Adobe annuncia la fine di Flash, dell’aggiornamento e della distribuzione del suo plug-in, entro il 2020.


Macromedia aveva già consolidato l’esperienza di Director 1 quando compera il software SuperFlash nel 1996 per farlo diventare lo strumento di sviluppo privilegiato – e unico – di multimedia per il web e l’online.
Il programma – e il linguaggio ActionScript che viene implementato per potenziarne le funzionalità interattive – diventa, in breve, uno dei luoghi di maggior sperimentazione per designer, sviluppatori ed artisti digitali a partire dalla prima generazione dei New Master of Flash [1] e dalla piattaforma collettiva The Remedi Project, solo parzialmente sopravvissuta all’obsolescenza digitale.
Quando l’azienda verrà definitivamente acquisita da Adobe nel 2005, Flash sarà uno dei prodotti che le sopravviveranno, a differenza di Director e Freehand. Il 25 luglio, tuttavia, Adobe ne ha annunciato la dismissione entro il 2020 [2] , quando i plugin non verranno più sviluppati e mantenuti.

ODI ET AMO

Tuttavia il rapporto con Flash rimane ambivalente, sia nella comunità dei progettisti, che tra gli utenti.
I designer sperimentano linguaggi espressivi, coreografie dinamiche e giochi interattivi . Uno dei primi – The Secret Garden of Mutabor di Yenz (ovvero Yenz Schmidt @yenzooo) – ne sfrutta appieno tutte le, allora, limitate possibilità fino ai confini della multimodalità, combinando animazioni, suoni, filmati in un’esperienze fluida e coinvolgente. I secondi, spesso, lo identificano con le interminabili e inutili intro animate tanto in voga tra le aziende a cavallo tra 1998 e lo sboom delle dotcom. Ai video con spekeraggio e trascrizioni di testi che scorrevano lungo le pagine, (irritanti) musichette in loop senza alcun valore aggiunto per la comunicazione o l’esperienza complessiva del sito e la fruizione dei suoi contenuti.

VETTORIALE, DINAMICO, MULTIMODALE

Al di là della sua banalizzazione, il software offriva delle potenzialità molto interessanti, spesso trascurate. Innanzitutto, pur permettendo di inserire immagini raster, l’SWF introduceva, per la prima volta, un formato vettoriale nel mondo web.

Inoltre, lo stage permetteva una distribuzione libera degli elementi nello spazio dell’interfaccia, rompendo, di fatto, la struttura tabellare dell’HTML e del trasparent dot 2 con cui i web designer cercavano di ricostruire online la griglia editoriale.

Le animazioni [3] aggiungevano un’ulteriore dimensione all’esperienza e alla fruizione dei siti grazie all’evoluzione nel tempo – in maniera automatica, o a seguito di una sollecitazione del sistema da parte dell’utente – dell’interfaccia e delle sue componenti.

Infine, la possibilità di integrare componenti audio, clip o video in un sistema interattivo e dinamico apriva notevoli possibilità  in termini di linguaggi mediali e sperimentazioni espressive. Non per niente, le aziende dietro allo sviluppo dei browser hanno temuto di essere soppiantate dai filmati multimodali e dall’ambiente di sviluppo della Adobe. Nel suo Elogio a Flash Bruce Lawson [4] ricorda l’intenzione esplicita espressa nelle liste di discussione del W3C affinché l’HTML 5 diventasse intenzionalmente lo strumento per sostituire altri sistemi di produzione di applicazioni:

HTML5 was set up by browser vendors explicitly “in direct competition with other technologies intended for applications deployed over the Web, in particular Flash and Silverlight” [5] and stole features directly from Flash: video, scriptable images (<canvas>) […] Apple invented CSS transitions and keyframe animations because they needed them on iOS, where they wouldn’t allow Flash to be.

—Bruce Lawson

FORMATI PROPRIETARI vs. OPEN SOURCE

Una delle questioni, da sempre, è l’opacità del formato. Soprattutto la comunità degli sviluppatori guarda sempre con una certa – e giustificabile – diffidenza ai formati proprietari. Gli standard open sono sempre preferibili per mantenere la rete e il mondo digitale luoghi democratici e liberi (sebbene ormai dominati dalla gang of 4 3).

In questo senso lo sviluppo di funzionalità specifiche dell’HTML 5, come il canvas, la possibilità di realizzare animazioni e transizioni tramite il codice e i CSS sono state sviluppate e implementate avendo come modello la multimodalità di Flash, ma superandone i limiti strutturali e la necessità di utilizzare plugin per fruire dei contenuti.

Infine, in Italia, la Legge Stanca (L 4/2004) che norma l’accessibilità dei siti internet – sul modello del Web Accessibility Initiative del W3C – rende quest’ultima prescrittiva per siti di pubblica amministrazione dal 2004, riducendo ulteriormente le possibilità di utilizzo di formati non standard. Anche se in molti ricordiamo, ancora, la intro animata del portale italia.it voluto dal MiBACT – Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo…

E POI?!

L’obsolescenza e l’impossibilità di fruire di dati o applicativi conservati, ma non più compatibili, sta diventando una delle questioni centrali del dibattito sul digital heritage e sulla storicizzazione dei contenuti digitali. Sebbene Adobe stessa inviti gli sviluppatori a migrare gli applicativi precedentemente sviluppati con Flash verso i nuovi standard, rimane il problema della massa di materiali esistenti e dell’impossibilità, in termini di budget, tempi e risorse, di operare questo aggiornamento.

And now Flash is reaching the end of its life. I’m glad, because now we have a more robust and future-proof open standard and open standards are always superior to proprietary ones. But I’m also nervous; one of the central tenets of HTML is to be backwards-compatible and not to break the web. It would be a huge loss if millions of Flash movies become unplayable. How can we preserve this part of our digital heritage?

—Bruce Lawson

A questo scopo, Juha Lindstedt (@pakastin) ha lanciato una petizione [6] – che sta già coinvolgedo più di 900 persone su Github – affinché Flash si trasformi in un progetto open source (Petition to open source Flash and Shockwave spec).

Flash is an important piece of Internet history and killing Flash Player means future generations can’t access the past. Games, experiments and websites would be forgotten. […] We don’t want to preserve Flash Player, but to open source Flash spec so that there’s some way to access the history of Flash in the future

—Juha Lindstedt


Bibliografia minima:

1. Davis, J.; Jordan, E. & Nakamura Y. (2000). New master of Flash. Friends of ED.
2. Adobe News (2017, 25 July). Flash and the future of interactive content
3. Curtis, H. (2000). Flash Web Design. The art of motion graphics. San Francisco: New Riders
4. Lawson, B. (2017, 26 July). Eulogy for Flash
5. W3C (2009, January). ACTION-78: Suggestion text for 1.5.4
6. McKat, T. (2017, 26 July). Adobe Flash Fans Want a Chance to Fix Its One Million Bugs Under an Open Source License


  1. Per un approfondimento sulla nascita e lo sviluppo dell’editoria multimediale vi consiglio di leggere il capitolo Ambiti. Sperimentazioni dei linguaggi digitali nel mio libro Registica multimodale. Il design dei new media
  2. per un approfondimento sulle tecniche di costruzione delle pagine web e il concetto di codice semantico e layer presentazionale si veda il capitolo Nomadismi digitali nel libro Large, small, medium. Il design della comunicazione nell’ecosistema digitale.
  3. Se ne è parlato con Luca Conti all’UxBook Club di febbraio

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