L’articolo proposto alla ICCSA 2017 sulla macchina del tempo chiude il ciclo di divulgazione del progetto I Promessi Sposi 3.0, un’applicazione georeferenziata che narra l’evoluzione urbana di Milano attraverso gli itinerari renziani e la città manzoniana.
In particolare, questo ultimo articolo – che fa parte del filone di ricerca sulla rappresentazione spaziale – esplora gli aspetti legati alla stratificazione storica proiettata sul territorio urbano di Milano. Attraverso il romanzo, infatti, si possono vivere tre diverse esperienze della città e della sua evoluzione morfologica e delle diverse forme di rappresentazione cartografica.
S’immagini il lettore il recinto del lazzeretto, popolato di sedici mila appestati; quello spazio tutt’ingombro, dove di capanne e di baracche, dove di carri, dove di gente; quelle due interminate fughe di portici, a destra e a sinistra, piene, gremite di languenti o di cadaveri confusi, sopra sacconi, o sulla paglia; […] e qua e là, un andare e venire, un fermarsi, un correre, un chinarsi, un alzarsi, di convalescenti, di frenetici, di serventi.
—Alessandro Manzoni, I promessi sposi, cap. XXXV
I PROMESSI SPOSI 3.0: LA MACCHINA DEL TEMPO
Il periodo in cui è ambientato il romanzo – il XVII secolo – ci rimanda a una città compresa nella cerchia muraria a caratterizzata dalla presenza del Castello Sforzesco. Questa è l’immagine che ci viene restituita dalla carta disegnata dal Cartaro nel 1581. Agli occhi di Renzo Tramaglino, che si trova a percorrere sia le aree centrali durante i tumulti, sia la zona del Lazzaretto, all’epoca fuori dallo spazio urbano, la città non doveva apparire dissimile.
Al contrario, l’epoca storica in cui si trova a vivere l’autore, Alessandro Manzoni (1785–1873), è foriera di molti dei cambiamenti che la città subirà all’inizio del XX secolo. La mappa del Beruto mostra già l’abbattimento e l’espansione al di là delle Mura Spagnole. Infine la Milano contemporanea, che noi tutti oggi abitiamo in cui, tuttavia i viaggi e i luoghi percorsi da Renzo sono ancora riconoscibili.
Tra gli aspetti critici della ricerca sono emersi i problemi di georeferenziazione di mappe storiche. In particolare, si è dovuto affrontare la questione delle mape pre-geodetiche o realizzate con una finalità più rappresentativo-simbolica, rispetto alla rigorosità di un rilievo del tessuto urbano. O della correzione dovute alla non perfetta planarità e orientatamento causate del deterioramento o dalla deformazione del supporto facendo i particolare riferiemnto al metodo proposto e adattato da Rumsey nel suo archivio storico cartografico on line.
La funzionalità macchina del tempo è tra quelle più significative disponibili nell’applicazione I promessi sposi 3.0. Essa permette di esplorare dinamicamente la localizzazione dei punti di interesse (POI) dell’itinerario culturale, scoprendo tramite una esperienza situata spazialmente, la presenza del passato.


Marco, centro i navigli prosciugati durante i lavori di copertura del 1929 e a destra la situazoine attuale.
NASCITA ED EVOLUZIONE DEL PROGETTO PS 2.0
Il progetto I Promessi Sposi 2.0 ha preso le mosse nel 2010-11 con la partecipazione e le tesi di laurea magistrale in Teoria e Tecnologia della Comunciazione di Rinaldo De Palma e Rossella Nota. Entrambi hanno lavorato sulla prima concettualizzazione dell’applicazione occupandosi rispettivamente degli aspetti tecnologici e di user experience e di contenuti e multimodalità di fruizione degli stessi in un contesto mobile mediato dallo smartphone.
In seguito è diventato I Promessi Sposi 3.0 con il contributo di Riccardo Pietra e Daniela Begotti, anch’essi laureati in TTC nel 2014-15.
In particolare con la collaboraizone di Pietra sono state testate con utente appartenenti alle personas del progetto le principali funzionalità e interazione, correggendo e migliorando alcuni aspetti tecnici e del flusso di navigazione.
L’immagine di copertina del post è tratta dall’archivio on line della Braidense, Progetto Di.Re. Immagini manzoniane: bozze delle illustrazioni per l’edizione de “I Promessi sposi” del 1840 / n. 043. A cura di Guido Mura e Michele Losacco, 16-12-2003
Leggi/cita l’articolo:
Bollini, L. & Begotti, D. (2017). The time machine. Cultural heritage and the geo-referenced storytelling of urban historical metamorphose. In Murgante, B et Al., M. (Eds.). ICCSA 2017, Part III, LNCS 10406 (p. 239-251). Heidelberg-Berlin: Springer Verlag
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